Un tempo nel mercato immobiliare vigeva una sorta di asimmetria informativa. I proprietari di immobili, specie se privati e residenti, avevano a disposizione un gran numero di informazioni dettate dalla loro stessa esperienza quotidiana e di convivenza. Del proprio quartiere si conosceva molto delle abitudini dei vicini o della qualità dei servizi che la zona prestava. Informazioni estremamente utili da conoscere per chi acquista un immobile e che ora posso essere a disposizione in una modalità differente rispetto al passato.
Intendiamoci il mercato immobiliare è ancora in gran parte in mano ai privati, l’80% degli italiani detiene tutt’ora la proprietà del proprio immobile e gran parte del flusso delle trattative di mercato avviene per stimolo alla sostituzione (una casa di proprietà per un’altra casa di proprietà dove andare ad abitare) piuttosto che all’acquisto di prime case o per l’intervento di investitori di grandi dimensioni (assicurazioni, banche, fondi di investimento).
Tuttavia ciò che è cambiato rispetto al passato è l’avvento non solo di internet e dei social network, ma anche e soprattutto dell’abitudine che si va via via consolidando nella rete di dare informazioni, opinioni e feedback su tutto ciò che ci circonda e che riempie le nostre giornate. Questo cambiamento radicale, ossia la nostra voglia di condividere opinioni personali alimentano i c.d. Big Data, ossia la grande mole di informazioni che alimentano il mondo di internet e che ha un’importanza enorme anche per il mercato immobiliare. Infatti questo flusso di informazioni di prima mano e privo di un rientro economico o di una influenza esterna a fini commerciali rappresenta una fonte di informazione collaterale anche per chi vuole acquistare una casa e non sa nulla del quartiere in cui andrà a vivere. Perché per scegliere casa non basta conoscere solamente prezzi per metro quadrato o andamento di mercato.
Si tratta però di informazioni che, per la loro natura, sono disorganiche, sparpagliate in numerosi social network non parametrizzate, in poche parole difficilmente confrontabili. Tuttavia il settore dei Big Data in ambito immobiliare potrà fiorire se progredirà anche la tecnica di analisi e parametrizzazione dei Big Data. Alcuni esperimenti si stanno concretizzando nel mondo delle start up, ossia nel mondo della imprese nascenti ed estremamente innovative che stanno prendendo forma nel mondo della tecnologia. Anche alcune aziende mature usano già i Big Data incrociando grandi quantità di informazioni strutturate (database, transazioni, log file ecc.) con informazioni non strutturate (documenti analogici, commenti sui social, contatti al customer care, email, immagini, e via dicendo).
Nel commercio elettronico questo avviene già regolarmente: ci sono spesso analogie tra la merce restituita e i commenti o i comportamenti dei consumatori sui social network. Il web marketing immobiliare è ancora molto lontano dal raggiungere simili standard di analisi. Ci sono strumenti che permettono di conoscere meglio l’ambiente urbano, il tessuto sociale ed economico della città, tuttavia non esistono ancora strumenti di intelligenza artificiale estremamente profilati per gli agenti immobiliari. È possibile avere un quadro dettagliato che permette di consigliare e informare nel modo migliore i propri clienti, ad esempio sulle zone in cui occorre più tempo per vendere un immobile, sulle aree in cui è meglio investire o dove un locale commerciale può avere maggiore visibilità, ma tutto questo è ancora frutto di esperienza personale e di capacità intuitiva del singolo agente.
L’obiettivo è ovviamente quello di capire le dinamiche del proprio mercato e di anticipare le scelte di marketing al fine di avere un vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza. I big data e la capacità di interpretarli sono quindi la sfida del futuro prossimo.