Per usufrutto si intende un diritto di reale godimento che consente a un soggetto, definito “usufruttuario”, di godere di un bene di proprietà di un’altra persona, traendone dunque molti vantaggi con l’obbligo però di rispettare la destinazione economica. Il proprietario dell’immobile, perdendo numerose prerogative sul bene e non avendo più un rapporto diretto con esso, viene detto “nudo proprietario”.
L’usufrutto rappresenta un diritto reale, perché riguarda un bene, e parziario, in quanto coesiste con un altro diritto, ovvero quello di nuda proprietà.
Quando l’usufrutto riguarda un’abitazione, questo nasce prevalentemente per decisione espressa dal proprietario mediante un negozio giuridico inter vivos (contratto) o mortis causa (testamento). Ci sono anche dei casi in cui l’usufrutto può essere acquisito per usucapione, ovvero come conseguenza di un possesso continuato e ininterrotto dell’abitazione nei tempi previsti dalla legge.
La figura dell’usufruttuario non solo ha il diritto di utilizzare il bene, ma può ricavarne anche dei profitti, quindi può affittarlo o concederlo in comodato. Il nudo proprietario, a sua volta, è titolare di un’intestazione del tutto priva di significato quando viene costituito l’atto, ma destinata a diventare una proprietà quando cesserà l’usufrutto.
Su chi ricadono le imposte? Irpef, Imu, tassa sui rifiuti, ma anche la manutenzione ordinaria dell’immobile, spettano all’usufruttuario, mentre la manutenzione straordinaria è di competenza del nudo proprietario.
Per quanto riguarda le tempistiche, la legge stabilisce che l’usufrutto non ecceda la durata della vita dell’usufruttuario o il termine fissato in sede di contratto. Nel caso di persone giuridiche non può superare i trenta anni.